“Il punto è che la marea di lettere gonfiabili dell’ultima stanza sia il trionfo dell’argomento teoretico di quest’arte: il disordine della realtà. Il tema del disordine non è sentito come una sconfitta del linguaggio. Tutt’altro: la sua questione è il problema massimo del reale, giacché ciò che all’uomo resta impossibile pensare non è mai l’ordine bensì il disordine delle cose. L’opera finale, dunque, mostra un che di implacabile; e questo tanto più per il fatto che la sua apparenza estetica e pop risulti, appunto, una lunga apparenza, visto che la finzione ludica dell’arte, nel celare e mostrare vie di gioia, sa esprimere il canto di una verità drammatica permanente, quella che impone il problema del disordine e del caso, sia in quanto il significato della realtà sia come la sua massima, inenarrabile, impossibilità”.
A. Colasanti

 

Installation view della mostra “di poche parole” \ Roma \ Galleria La Nuova Pesa \ a cura di Arnaldo Colasanti per il ciclo REALIA, con un testo di Valentina Muzi